INFERNO - CANTO V


Dall’Edizione integrale a cura di
Pietro Cataldi e Romano Luperini ed. Le Monnier Scuola
Interpretazione cabalistica di Franca Vascellari
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Così discesi del cerchio primaio
giù nel secondo, che men loco cinghia
e tanto più dolor, che punge a guaio. 3
Inizia la discesa nell’abisso infernale, una spirale all’ingiu` in cui i cerchi si fanno via via piu` stretti e piu` dolorosi, tali da spingere a lamenti simili a guaiti.
Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l’intrata;
giudica e manda secondo ch’avvinghia. 6
Minos
(=Minosse =  della luna, lunare) e` il secondo guardiano dell’inferno ed ha l’aspetto di un demone mezzo uomo e mezzo serpente e` il ‘giu-dice infernale’ infatti e` lui che manda giu` i dannati ad espiare le loro colpe, tanti giri di coda per tanti giri in giu`.

Dico che quando l’anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata 9

vede qual loco d’inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa. 12


 Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:
vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
dicono e odono e poi son giù volte. 15
Lo stesso concetto di cui sopra viene qui ampliato e veniamo anche a sapere che sono le stesse anime dannate a confessare i loro peccati; poi il tutto e` riassunto ancora in un verso: dicono e odono e giu` son volte. Dante nel suo ‘poema onirico’ mutua il personaggio di Minosse (=  della luna, lunare – siamo alla corrispondenza con la sephirah Yesod dell’albero nero), il giudice infernale, dal mito greco, come gia` aveva fatto con Caronte (= che gode della morte), il traghettatore. Ora possiamo chiederci il perché della scelta di tali personaggi. I demoni che sono nello stesso tempo guardiani e custodi, svolgono le loro mansioni per ‘dovere’, essi sono legati al lavoro che svolgono dalle loro stessa natura. Caronte, dovendo ‘godere’ della morte dei traghettati non puo` che essere il primo ad accoglierli e Minosse, creatura della Luna, che in vita fu legislatore, giudica nel mondo della Luna nera (Yesod, Fondamento capovolto) il ‘peso’ dei peccatori e li fa precipitare nel girone di competenza. In un discorso interiorizzato possiamo dire che la personalita` che ha edificato il suo ‘Minosse’ ri-cordando il male fatto si autopunisce con giustizia.
"O tu che vieni al doloroso ospizio",
disse Minòs a me quando mi vide,
lasciando l’atto di cotanto offizio, 18

"guarda com’entri e di cui tu ti fide;
non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!".
E ’l duca mio a lui: "Perché pur gride? 21

Non impedir lo suo fatale andare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare". 24
Come gia` Caronte anche Minosse, nella sua funzione di secondo custode,  tenta di respingere il visitatore estraneo cercando di spaventarlo, e di impedirgli il ‘Viaggio’, ma la Guida lo zittisce con la stessa formula gia` adottata con il primo guardiano: il viaggio del Pellegrino e` voluto dal Cielo.
Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote. 27
Il male procura sofferenza a chi lo subisce, a chi lo fa ed anche a chi ne prende coscienza.
Io venni in loco d’ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto. 30

La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta. 33

Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina. 36

Intesi ch’a così fatto tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento. 39
Il Pellegrino e` giunto dove vengono puniti i peccatori carnali, cioe` nel girone della lussuria e lo descrive come luogo di bufera che con la sua ‘rapacita`’ percuote e  tormenta chi ha sottomesso la ragione al desiderio. La lussuria che potremmo considerare il vizio relativo alla sephirah Neztach e quindi all’astrale negativo dell’elemento acqua (v. introduzione alla Kabbalah in  www.taozen.it ), viene alimentata dalla ragione, relativa alla sephirah Geburah del mentale negativo dell’elemento aria e per questo, per la legge del contrappasso, i lussuriosi vengono trascinati dall’incessante bufera (= che muggisce) e il luogo risuona come fa mare in tempesta.
E come li stornei ne portan l’ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali 42

di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena. 45

E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid’io venir, traendo guai, 48

ombre portate da la detta briga;
per ch’i’ dissi: "Maestro, chi son quelle
genti che l’aura nera sì gastiga?". 51
Abbiamo qui due similitudini prima con gli stornei e poi con le gru. Gli storni simboleggiano il saccheggio, sono il flagello del contadino, il coltivatore della terra. La personalita` dovrebbe coltivare il suo ‘campo’, il Malkuth dell’Albero, invece quando cede alla lussuria, diviene come lo storno, che saccheggia le energie destinate alla reintegrazione. Le gru nelle varie tradizioni hanno simbologie duplici, positive e negative, nella tradizione gallica esse rappresentano la mediocrita` e le donne perfide, nella tradizione celtica sono legate alle disgrazie e alla morte, proprio come in questi versi.
"La prima di color di cui novelle
tu vuo' saper", mi disse quelli allotta,
"fu imperadrice di molte favelle. 54

A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta. 57

Ell’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che ’l Soldan corregge. 60
Ora tutti i personaggi nominati in questo girone formano un albero cabalistico nero, cioe` capovolto, l’albero della lussuria, ed ecco le varie attribuzioni, v. schema dell’albero capovolto del canto V.

La prima peccatrice di cui si parla e` Semiramide (= amante dell’oscurita`) di lei viene detto che, alla morte del marito Nino, divenne talmente lussuriosa da promulgare una legge che permetteva l’incesto per giustificare la colpa di cui si era macchiata. Nell’albero del secondo girone infernale, l’abbiamo posta sul Malkuth (= Regno) nella colonna di sinistra, proprio perché sovrana di un regno  perduto.

 L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussurïosa. 63
Didone (= vagabonda) e` la seconda peccatrice di cui si fa menzione, suicida per amore, a lei possiamo attribuire la sephirah Yesod, per il significato al nero di ‘vagabonda’, cioe`di chi ‘va errando’ non per la Ricerca, ma per egoismo. Cleopatra (= gloria del padre), nominata per  terza, e` anch’essa una regina, ma per il significato del suo nome puo` essere omologata alla sephirah Chesed negativa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,
che con amore al fine combatteo. 66
Elena (= al bianco vuol dire luminosa, al nero, nel significato capovolto, vuol dire oscura, e anche ‘luna’), quale donna promessa da Venere a Paride per la sua impareggiabile bellezza, puo` essere omologata alla sephirah Netzach capovolta. E Achille (= aquila oscura = mente oscura) alla sephirah Geburah capovolta.
Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch’amor di nostra vita dipartille. 69
Paris
, cioe` Paride  (= bisaccia, perché neonato fu salvato in una bisaccia)  puo` essere omologato alla sephirah Hod capovolta, come complementare ed interagente di Elena. (v. in www.taote.it   miti  “Il pomo della discordia” e ns/ interpretazione cabalistica)

Tristano (= triste, mesto), cavaliere della Tavola Rotonda, simbolo del Regno, puo` essere attribuito ancora alla sephirah Malkuth, ma, ovviamente, nella colonna di destra.
Poscia ch’io ebbi ’l mio dottore udito
nomar le donne antiche e ’ cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito. 72

I’ cominciai: "Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri". 75

Ed elli a me: "Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno". 78
Siamo giunti cosi` ai veri protagonisti del canto V, a coloro che, pregati per quello amor che i mena vengono a parlare col Pellegrino. E gia` possiamo intuire dalla sua commozione e pieta` quanto questi due personaggi gli siano cari e quanto ‘personalmente sentiti’.
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: "O anime affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega!". 81

Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere, dal voler portate; 84

cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,
sì forte fu l’affettüoso grido. 87
L’affettuoso grido
e` il richiamo che il genitore lancia al figlio per sapere che cosa sta facendo e perché; cosi` il Nostro chiama a se` i due in cui probabilmente si riconosce in modo particolare.
"O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno, 90

se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c’ hai pietà del nostro mal perverso. 93
Pur nella loro infinita sofferenza, i due riescono ad avere per chi li chiama in modo cosi` affettuoso e con tale pieta` un pensiero di pace, e sarebbero disposti a pregare per lui se il Signore fosse loro amico.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che ’l vento, come fa, ci tace. 96
Per un momento la loro condanna e` sospesa, eccoli dunque disposti ad ‘udire e a parlare’.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui. 99
A parlare per i due e` Francesca (= libera al bianco e prigioniera al nero), nata a Ravenna, data in sposa per ragioni politiche al deforme Gianciotto Malatesta, divenne amante del fratello di lui, Paolo (= piccolo, mancante): Gianciotto, scoperto l’adulterio, li uccise entrambi.
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. 102

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona. 105

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense".
Queste parole da lor ci fuor porte. 108
Francesca non si riconosce colpevole della passione che l’avvinse al cognato, anzi ne da` la colpa all’amore stesso, ma gia` sa che l’inferno dei traditori attende il marito che li uccise a tradimento.
Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso, e tanto il tenni basso,
fin che ’l poeta mi disse: "Che pense?". 111

Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!". 114
La Guida sollecita il Discepolo ad esternare il suo pensiero per permettergli di approfondire i sentimenti che lo turbano.
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio. 117

Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?". 120
Il modo migliore per conoscere ‘come’ e ‘perché’ si e` giunti ad una situazione cosi` devastante (adulterio, tradimento, assassinio delle energie destinate alla conoscenza del Se`) e` chiedere a se stessi a che e come.
E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore. 123

Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice. 126
Ricordare fa aumentare la sofferenza, ma se questo e` necessario alla conoscenza e` bene anche ricordare.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto. 129

Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse. 132

Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso, 135

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante". 138
In breve tutta la storia e` raccontata: tutto e` avvenuto per una lettura fatta per diletto su un argomento scabroso, la storia dell’amore adulterino di Lancillotto e Ginevra, la regina moglie del re Artu` (v. in www.teatrometafisico.it  ‘Excalibur’ e  ns/ relativa interpretazione cabalistica), per essere rimasti imprudentemente soli in una occasione di tentazione, per aver ceduto ad essa. La colpa anche qui e` data al libro e  a chi lo scrisse. Ognuno quando sbaglia dovrebbe prendersi la responsabilita` dei propri errori e questo porterebbe alla riparazione, ma anche chi da`scandalo e` colpevole e forse piu` di chi commette materialmente la colpa. (cfr. Mt. 18, 7) Abbiamo attribuito ai due amanti Paolo e Francesca la sephirah Tiphereth dell’albero della lussuria, perché sono una cosa sola e perché hanno toccato in modo particolare il cuore del Discepolo…
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse. 141

E caddi come corpo morto cade.

…che infatti ancora una volta viene meno per l’emozione.

 



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