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		Mahabharata 
 
		Carriere e Brook hanno diviso 
		il "loro" Mahabharata in tre parti: le origini, l’esilio e la guerra. In 
		questa tripartizione dal punto di vista simbolico possiamo vedere: 1) la 
		genesi della coscienza nell’individuo (nascita dei Pandava) e la 
		conseguente scoperta della controparte (nascita dei Kaurava), il tutto 
		culminante in una partita a dadi per la momentanea supremazia; 2) il 
		periodo di isolamento che permettera’ alla parte positiva di crescere in 
		saggezza; 3) l’inevitabile scontro mortale fra le due forze. Abbiamo 
		visto come nel momento in cui Krisna espone la Gita tutti i personaggi 
		del Mahabharata sembrano essere risucchiati da Arjuna con tutte le loro 
		sofferenze, i loro deliri, le loro angosce, i loro tormenti, i loro 
		dolori. La mente del figlio di Kunti diviene il campo di Kurukshetra e 
		riconsegnera’ tutto solo dopo gli ammaestramenti della Coscienza, cioe’ 
		poco prima della battaglia. Ed eccoci alla terza parte. I Pandava per 
		vincere devono uccidere Bhisma, ma questi e’ padrone della propria 
		morte: finche’ avra’ le armi in mano e’ invincibile. Piu’ avanti vedremo 
		come egli le deporra’ davanti a Sikkandin, l’odio di Amba (ormai morta) 
		fattosi carne in un arciere. Alla morte di Bhisma dovra’ seguire quella 
		di Drona e poi quella di Karna. Tutti e tre, essendo detentori di armi o 
		poteri divini, rappresentano tutte quelle energie neutre che alimentano 
		il male. Ecco perche’ i Pandava potranno vincere solo dopo la loro 
		uccisione: fino a che l’individuo alimenta il suo male non potra’ 
		vincerlo. E qui entra in ballo Krisna, che letteralmente imbroglia, ma 
		che visto simbolicamente ricorda molto il comportamento dell’uomo ricco 
		di una bellissima parabola del Sutra del Loto: "Un uomo ricco possedeva 
		un grande palazzo…nel quale vivevano persone e animali di ogni specie, 
		nonche’ spiriti e demoni. Nell’istante in cui torno’ da un viaggio, nel 
		palazzo scoppio’ un incendio e quest’uomo li’ davanti al cancello era 
		disperato per la sorte dei suoi tre figli intenti a giocare dentro. 
		Entro’ e li incito’ ad uscire dal palazzo per via del fuoco, degli 
		animali pericolosi, dei demoni, ma quelli erano incapaci di intendere e 
		continuavano a giocare. Allora ebbe un’intuizione e disse ai figli:" 
		Fuori dal cancello ci sono dei giocattoli meravigliosi e dei carri 
		splendidi, potete scegliere quello che preferite" ed a quel punto i 
		figli si precipitarono fuori. Il Budda spieghera’ poco dopo che lui e’ 
		quel padre, che il triplice mondo e’ il palazzo in fiamme, che gli 
		esseri viventi sono i suoi figli, che i tre carri sono i tre veicoli, 
		ecc. ecc" (Sutra del Loto — edizioni Esperia — traduz. Burton Watson). 1) la morte e’ ignoranza, la consapevolezza e’ immortalita’. La vita si muove dall’infinito, la luna beve il soffio della vita, il sole beve la luna, l’infinito beve il sole. 2) Paradiso e inferno sono l’ultima illusione da superare, l’ultima dualita’: l’Assoluto e’ oltre il bene e il male, l’ego dell’individuo e’ fumo, nebbia che il vento della consapevolezza disperde. A questo punto Carriere e Brook affidano a tutti noi ringiovaniti dalla bellissima lezione di Dharma il Mahabharata: Krishna consegna al ragazzo la storia dell’uomo. |