Misura per Misura

Composta probabilmente nel 1604 questa commedia di William Shakespeare (1564-1616), considerata a lungo "opera minore", propone mirabilmente il tema della irrealta' della realta', vale a dire della realta' come specchio, sogno e finzione in cui tutto e' altro da quello che e', come nella Dodicesima notte; ma mentre nella 12esima, tutto era "magia", che si produceva come per caso, qui invece la finzione  e' voluta con premeditazione dal "duca" Vincenzo, cioe' dall'autore-regista-primattore-mattatore W. Shakespeare. Certo e' che  in entrambe le commedie lo studio interiorizzato dei personaggi e delle loro vicende o mutamenti porta alla conoscenza di se stessi. Ed ecco la trama.
Vincenzo, duca di Vienna, citta' in cui dilaga la corruzione e il lassismo, decide, con la scusa di un viaggio improrogabile, di lasciare la guida della citta' al suo vicario, austero e di impeccabile fama, Angelo, coadiuvato dal ministro Escalo, vecchio e saggio. Si traveste da frate, prende il nome di Ludovico e rimane in citta' per poter vedere ed ascoltare quello che avviene in mezzo al suo popolo. Angelo, appena avuto il potere, restaurando vecchie leggi andate in disuso, fa chiudere tutte le case di prostituzione della citta', di qui i vari commenti tra madama Strafatta, tenutaria di alcune di quelle case, e i due gentiluomini; la citazione in giudizio del suo coadiuvante tuttofare Pompeo da parte della guardia Gomito; le rimostranze del nobile Schiuma, ecc.. Quello che pero' desta maggior stupore e costernazione in tutti, specialmente in Escalo, e' che l'applicazione di quelle vecchie leggi provoca la condanna a morte del gentiluomo Claudio per aver, fuori del matrimonio, messo incinta la giovane Giulietta, sua fidanzata, consenziente. Claudio domanda a Lucio, suo amico e uomo di corte, di spingere la sorella Isabella, novizia, a intercedere presso il vicario per aver salva la vita.  Isabella si reca da Angelo e ottiene il rinvio della sentenza, ma poi il vicario, innamoratosi della sua innocenza e bellezza la ricatta: concedera' la grazia al fratello solo se essa gli si dara' in cambio, cedendo alle sue voglie. Isabella disgustata rifiuta e si reca dal fratello per raccontargli tutto.  Claudio, pur di aver salva la vita, cerca di convincere Isabella a cedere alle proposte di Angelo; a questo punto interviene il finto frate Vincenzo-Ludovico, che si trova in prigione per preparare Claudio alla morte; egli convince Isabella ad accettare l'incontro d'amore col vicario, non per se', ma per Mariana, la promessa sposa di Angelo da lui rifiutata perche' rimasta senza dote. L'incontro deve essere notturno, breve e tale che il vicario non possa accorgersi della sostituzione. Angelo, benche' ormai sicuro di poter avere Isabella, ordina ugualmente la morte di Claudio, chiedendone la testa al Bargello. Il duca, che ha intercettato la lettera di esecuzione, convince il Bargello a consegnare ad Angelo non la testa di Claudio, ma quella di Bernardino, un altro condannato a morte; ma poi anche questo, per l'intervento del Bargello, viene risparmiato e ad Angelo viene portata la testa di un prigioniero morto di malattia, di Ragozine, somigliante a Claudio. Intanto frequentando la corte, Il frate Ludovico-Vincenzo conosce quello che Ascalo, Lucio  e gli altri pensano veramente del duca, sapendo cosi' chi e' sincero (Escalo) e chi non lo e' (Lucio).  Il duca poi invia una lettera ad Angelo preannunciando il suo ritorno e richiedendo un'accoglienza pubblica fuori le mura della citta', inoltre, sempre come frate Ludovico, convince Isabella, che crede il fratello morto, e Mariana a chiedere giustizia al duca Vincenzo, pubblicamente, al suo ritorno. Isabella e Mariana denunciano al duca, ormai tornato al suo ruolo, le nefandezze di Angelo, ma sono da lui respinte come caluniatrici, egli impone poi che venga ricercato il frate Ludovico, come testimone. Quindi si apparta, ricompare come frate Ludovico e accusa Angelo e i cortigiani di cattiva gestione di potere; viene a sua volta accusato di lesa maesta' e sta per essere incarcerato, ma quando Lucio gli toglie il cappuccio, si fa riconoscere come duca Vincenzo. Ora e' Angelo ad essere condannato a morte, ma per lui intercedono Isabella e Mariana; il duca, alla fine, dopo aver ringraziato Escalo e il Bargello per la loro correttezza e onesta', perdona il reprobo, impone a lui di sposare Mariana,  a Claudio di sposare Giulietta, e infine lui stesso chiede la mano di Isabella.

 

 

 

 

 

Misura per misura int. Franca

Shakespeare ha scelto come "luogo" di azione della sua commedia Vienna. Vienna anticamente si chiamava Vindobona, poi Vindomina, poi ancora Wiena e Vieni, ed e' situata nei pressi del "fiume" Wien, affluente del Danubio. Noi ci chiediamo il perche' della scelta di questa citta'; il nome antico ce la descrive come "donatrice di buon vino" e come "signora del vino" e gia' questo ci sembra una sufficiente ragione di scelta: sappiamo tutti che il vino e' un liquido peculiare, che puo' avere un carattere sacro, spirituale, basta pensare alla sua importanza nella vicenda di Noe' e figli (v. comm. a Genesi 9, 20-28)  o al Vino della Messa (v. comm. al Vangelo di Matteo 26, 26-29) e Vienna sarebbe dunque il luogo del Vino, dove avvengono i mutamenti di carattere sottile, interiori, spirit-uali, ma anche il luogo dove si Viene per conoscere "... se il potere cambia il proposito, quale l'apparenza e quale la sostanza" (atto 1, sc. III). Cosi' il duca Vincenzo (= colui che vince) spiega al frate Tommaso (= gemello), cioe' al suo alter ego, se stesso allo specchio, il motivo di tutta la messinscena. Infatti questo e' lo scopo del duca: mettere se stesso o quella parte di lui che rappresenta Angelo (l'inviato di Dio, il messaggero) alla prova, per vedere come reagisce di fronte alla tentazione, una volta che il duca, cioe' la mente che guida il Regno (il Malkuth) e' fuori per motivi segreti (= se-creti, interiori). La scelta del nome  frate Ludovico come duca Vincenzo in incognito, e' gia di per se' la sintesi della storia: Ludovico, derivando da Clodoveo, significa "colui che vince in battaglia", ma anche "amico del popolo" e Vincenzo dandosi un nome che riafferma la sua "Vittoria", sa gia' che vincera', dimostrandosi inoltre capace di favorire anche la parte "meno nobile" di se', appunto il popolo, il Malkuth. Ma entriamo nel vivo della vicenda e cominciamo a costrire il primo Albero cabalistico, quello in cui il duca non c'e', e al suo posto c'e' Angelo. In Daath poniamo il frate Ludovico, deus ex machina di tutta la commedia, specchiatura dello stesso Shakespeare. Poniamo Angelo in Chesed; Angelo, come "messaggero di Dio" crede di essere un inviato del Cielo e, come tale, e' colui che fa "giustizia" in terra (in Vienna, Malkuth). Chiudere i bordelli e' il suo primo atto da vicario del duca. Sarebbe come dire: eliminiamo l'albero nero dell'individuo, cioe' i suoi vizi, eliminando quella parte fisica che ad essi e' legata; certamente una soluzione drastica, ma come dice Pompeo ad Escalo:"Se l'intenzione e' di andare avanti dieci anni a decapitare e impiccare per questo delitto, farete bene a ordinare una fornitura di teste nuove" (atto 2, sc. I): sarebbe come uccidere l'individuo e aspettare poi una nuova reincarnazione. Il recupero dell'energia dell'albero nero va eseguito in modo diverso. Ma continuiamo a costruire il nostro Alberetto: accanto ad Angelo, Chesed (Giustizia), poniamo Escalo (= escalin = moneta d'argento oppure = ascal-afo= civetta) in Geburah (= Forza), quale suo coadiuvante sapiente (la civetta e' omologabile a Minerva) e forza esecutrice (frusta) dei suoi ordini:"Io mi congedo e lascio voi ad audire la causa, sperando che troviate buona causa per farli frustare tutti" (atto 2, sc. I) In Tiphereth (= Bellezza) accasiamo il Bargello, uomo di cuore e di comprensione il cui nome significa si', capo di polizia, quindi Guardiano della soglia, ma anche sopravveste del vescovo, cioe' copertura del Sacer-dote, quindi scudo di Daath; infatti egli e' propenso al Perdono:"...voglio conoscere la sua decisione; forse avra' indulgenza" riferendosi ad Angelo, di cui spera si sia mitigata l'intransingenza (atto 2, sc. II). In Netzach (= Vittoria) e in Hod (= Splendore) poniamo rispettivamente Claudio (= claudicante) e Giulietta (= discendente di Giove), entrambi sotto accusa e "manchevoli" per aver peccato d'amore (Tiphereth); in Yesod (= Fondamento) poniamo Isabella (= giuramento di Dio) e Mariana (= amata da Dio), le "promesse spose", simbolo della Divina Shekinah, concupita dal vizio (l'albero nero) e sempre "alla prova". E' merito di Isabella, la pura, la vergine, la novizia (= la Promessa a Dio) se l'Albero non si capovolge tutto: "... vivi casta, Isabella, e tu, fratello, muori; la castita' per noi vale piu' di un fratello" e' la sua risposta alle richieste di Angelo (atto 2, sc. IV) e  ancora: "Bestia! Codardo senza fede! Miserabile, disonesto! Vuoi rifarti uomo col mio vizio?" e' ancora la sua risposta alla richiesta di Claudio di accettare le condizioni di Angelo per salvargli la vita (atto 3, sc. I). E sara' poi ancora merito di Isabella e Mariana se Angelo verra' perdonato e recuperato alla vita. Ma proseguiamo con le attribuzioni cabalistiche: in Vienna, nel Malkuth, operano numerose forze positive e meno positive: Abominevole (= infame, ripugnante) che ha la funzione di boia, cioe' di colui che estirpa dall'Albero cio' che e' marcio, ma che considera la sua funzione arte (atto 4, sc. II); Bernardino (= piccolo orso) attaccato alla vita per spirito di conservazione, che si rifiuta di pregare con il frate Ludovico per la sua dipartita:"Con me no di certo, frate: ho trincato tutta la notte, e voglio avere piu' tempo per prepararmi... Non ci sto a morire oggi, questo e' poco ma sicuro". (atto 4, sc. III); infine c'e Ragozino (= da ragunare, che raduna), un personaggio che non parla perche' e' morto di malattia in prigione, ma che offre la sua testa, che somiglia a quella di Claudio, in cambio di quella di Claudio, grazie all'intervento del Bargello dal cuore d'oro. Ragozino  "raduna" le forze del Malkuth per salvare l'Albero dall'autodistruzione e opera senza operare, da morto, per la risoluzione  della storia. Nello Yesod dell'albero nero poniamo ovviamente madama Strafatta, in contrapposizione alla energia pura di Isabella-Mariana e nello Hod e Netzach dell'albero nero rispettivamente Schiuma (= da souffle' = gonfio senza sostanza) che usa il bordello passivamente e Pompeo (=da pompa = reso falsamente grande) che usa il bordello attivamente, da ruffiano. Nel Tiphereth dell'albero nero poniamo Lucio (= che spegne la luce, al nero) in contrapposizione al Bargello che illumina l'Albero col suo cuore e infine poniamo Angelo nel Briah nero, come mente corrotta dalla passione che opera per la distruzione dell'Albero bianco, cercando di traviare Isabella, dopo aver rifiutato per interesse Mariana che gli e' destinata per legge. Il recupero dell'Albero e la riconversione dell'energia ha inizio con il rifiuto di Isabella a farsi corrompere. Quando il frate Ludovico-Vincenzo si e' convinto  della purezza della suo "metallo" del suo "oro" interiore, tutto ritorna all'ordine; ma non e' lo stesso ordine di prima del "viaggio" di Conoscenza del duca, ma e' un ordine nuovo, un ordine in cui l'Albero che si va ad edificare e' equilibrato, sano, robusto: in Vienna Mariana e Angelo formeranno la nuova coppia di base di Assiah; Giulietta e Claudio la coppia di base di Yetzirah; Isabella e Vincenzo la coppia di base del Briah: e Shakespeare e noi tutti (se lo vorremo e se ci riusciremo) saremo in Daath a fare da "Testimoni" alle triplici nozze: "buoni matrimoni"! e "... Ora, conduceteci a Palazzo: la' potremo mostrare Cio' che sta oltre e che voi tutti conviene sappiate". (atto 5 sc. I).

Grazie. F.V.

 

 

 

 

Misura per Misura
(Albero Cabalistico)
 

 

 

 

 

ALBERO CABALISTICO FINALE

 

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