Re Lear
(
William Shakespeare)

 

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Atto  Primo

Il dramma si apre  con la decisione del  re Lear, stanco e in tarda età, di abdicare al trono e di dividere il regno tra le sue tre figlie ponendo loro un “love test”: la figlia che dimostrerà di amarlo di più, otterrà la migliore porzione del Regno. Regan  sposa del duca di Cornovaglia e Goneril del duca di Albany, sono le prime a protestare con parole piene di trasporto  il loro amore al padre. Lear è compiaciuto ed assegna a ciascuna di esse una parte del regno. Ne conserva un’ultima, la migliore, per la figlia più giovane e favorita, Cordelia, chiesta in sposa sia dal duca di Borgogna che dal re di Francia. Cordelia, purtroppo, è poco incline alle falsità e alle menzogne e non intende per nulla al mondo comportarsi come le sorelle. Dichiara perciò semplicemente di amare Lear tanto quanto una figlia può amare un padre, avendo sulle labbra ciò che ha in cuore, non di più, né più di meno ( no more nor less ). Lear furioso tenta di persuadere Cordelia di riconsiderare la sua risposta, ma senza successo e, avventatamente, in preda al furore, decide di non concederle alcuna terra e di bandirla dal regno, che divide invece tra le altre due figlie.

Il duca di Borgogna, pretendente di Cordelia, perde ogni  interesse per lei, ormai diseredata. Il re di Francia invece riconosce e apprezza  le virtù di Cordelia e la prende in sposa   anche senza dote. Il leale Kent tenta di far cambiare opinione a Lear con oneste e cortesi parole, ma è bandito anch’egli per aver contraddetto la decisione del re. Lear decide di andare a vivere con la figlia più anziana, mantenendo tuttavia ancora il titolo di “re ” e un seguito di cento cavalieri.  Segretamente, Goneril e Regan, invece, già cospirano per impedire a Lear l’impiego del titolo e l’esercizio del potere.

Viene introdotta la vicenda parallela (subplot) di Gloucester.

Il Conte di Gloucester è vittima anch’egli di una nefandezza da parte del figlio bastardo Edmond.  Questi infatti redige una falsa lettera nella quale coinvolge il figlio legittimo di Gloucester  nonché suo fratellastro, Edgar, in una cospirazione per uccidere il padre. Fa sì che  Gloucester “casualmente”  legga la lettera, e, sviluppando ancor più le sue intenzioni diaboliche, mente a Edgar, dicendogli che Gloucester è adirato contro di lui,  suggerendogli di fuggire. Riesce il suo progetto di mettere l’uno contro l’altro i due congiunti e in più  Edmond guadagna i favori del padre. Edgar  fugge nella foresta e prende le  sembianze  di un mentecatto chiamato “Poor Tom”.

Dimostrando il suo valore e la sua lealtà, anche se grande è stato il torto che gli ha fatto Lear, Kent ritorna anch’egli sotto mentite spoglie e chiede a Lear di prenderlo come servo. Lear accetta, inconsapevole della sua vera identità e gli dà incarico di recapitare una lettera a Gloucester. È chiaro a questo punto del dramma che Lear pensa di essere trattato come un re anche se non ha più la forza per riavere indietro il titolo. È ciò che gli viene fatto presente dal buffone di corte, il Matto    in una brutale ma veritiera ricognizione della sua reale situazione.

In un confronto con il padre, Goneril manca di rispetto verso  Lear sia come re che come padre. Rimprovera Lear di  avere al seguito dei cavalieri troppo chiassosi  e gli chiede di ridurne il numero. Lear furioso convoca  i suoi cavalieri e inveisce contro la figlia più anziana col fermo proposito di lasciare la sua residenza e di raggiungere l’altra figlia. Invia perciò Kent da Regan per metterla dell’avviso del suo proposito di raggiungerla. Lear pensa che certamente l’altra figlia lo ami di più  e che Goneril si rammaricherà del suo oltraggio una volta che Regan sarà a conoscenza del fatto.

 

 

Atto secondo

Al castello dei Gloucester è  di scena Oswald, maggiordomo di Goneril, che apertamente manca di rispetto a Lear insultando Kent, suo messaggero. Anche Regan e suo marito duca di Cornovaglia, ospiti di Gloucester,  si aggiungono nel  non tener in alcun conto Kent, che pur sanno messaggero del re e che anzi fanno mettere in ceppi, contro il debole parere di Gloucester.  

Quando Lear infine arriva è incredulo nel  trovare   il suo uomo in ceppi. Ne chiede ragione mentre, concitato, racconta a Regan dell’alterco con Goneril. Regan non crede a Lear e dà ragione alla sorella, che nel frattempo sopraggiunge. Unite le forze le due sorelle sferrano l’attacco contro il padre: dimezzi la scorta dei cavalieri, anzi ne tenga venticinque, dieci, cinque, anzi nessuno: ne ha proprio bisogno una volta perso il regno? Lear capisce il complotto e lancia improperi alle figlie, le quali  annunciandosi  una bufera si chiudono nel castello lasciando il vecchio padre all’addiaccio.

 

 

Atto terzo

Mentre Kent prende contatti con la corte di Francia e con Cordelia e va alla ricerca del re, Lear è da solo nella tormenta, a invocare gli elementi naturali, tuoni, lampi, pioggia, vento con la sola compagnia del Matto in una notte da tregenda in cui anche i lupi benché affamati tengono all’asciutto il proprio pelo senza lasciar la tana. Kent infine trova Lear e lo porta al riparo verso una capanna.

Gloucester, ancora in preda al rimorso  per non aver aiutato il re, confida al figlio Edmond  che andrà in cerca di lui, per protestargli fedeltà. Ingiunge anche al figlio di tenere segreta la sua decisione: ma Edmond  coglie l’occasione propizia di scalzare definitivamente il padre, ed è deciso a svelare ai Duchi, generi di Lear, le intenzioni del genitore.

Nella capanna, Lear e il Matto incontrano Edgar, il Povero Tom colà rifugiatosi. Lear vedendo il Povero Tom così conciato rispecchia in lui la sua disgrazia: certamente anch’egli è stato ridotto così da figlie snaturate. Sopraggiunge Gloucester ed offre riparo a Lear, che  ormai fuori di senno vuol discutere di filosofia col Povero Tom/Edgar che Gloucester non riconosce.

Edmond trama contro il padre alla corte del conte di Cornovaglia, mentendo circa suoi presunti complotti alla corte di Francia contro il regno di Gran Bretagna.

In una stanza attigua al castello di Gloucester Lear ormai del tutto pazzo inscena un grottesco processo, col Matto e il Povero Tom, contro le figlie. Sopraggiunge  Gloucester che convince Kent a mettere in salvo il vecchio re, a Dover, poiché ha saputo che è in pericolo di vita. Lear viene portato via a braccia.

Il gruppo dei reprobi, ossia le due sorelle, Edmond e Cornovaglia, vengono a conoscenza del “tradimento” di Gloucester.  Edmond  va alla ricerca di Lear.  Entra Gloucester e viene prontamente arrestato, legato e maltrattato da Goneril e interrogato circa le sue presunte tresche col re di Francia. Il vecchio Gloucester resiste e viene accecato da Goneril e Cornovaglia non senza aver ucciso anche un servo venuto in soccorso del vecchio Gloucester che invoca il figlio Edmond, ma ricevendone in cambio la rivelazione  dei Cornovaglia del suo odio per lui.  Gloucester comprende adesso la calunnia di Edmond verso il fratello Edgar e se ne duole con se stesso, per la sua “cecità” di padre. Esce Cornovaglia perdendo sangue a seguito dello scontro col servo.

 

 

Atto quarto

In una landa deserta si incontrano Edgar e il vecchio Gloucester ormai cieco sorretto da un vecchio. I due non si riconoscono ed Edgar accetta di guidare Gloucester verso le scogliere di Dover.

Nel palazzo del duca d’Albany Goneril ed Edmond uniscono le loro forze contro il paventato sbarco del re di Francia. Goneril bacia Edmond di cui è segretamente innamorata. Entra il marito, duca d’Albany. Si scontra con la moglie, cui rimprovera i misfatti dell’ingratitudine filiale. Entra un servo che reca una lettera e la notizia della morte del Cornovaglia a seguito della ferita. Esce Albany in cerca di Gloucester, esterrefatto dalle truci notizie.

Nel campo dei francesi Kent apprende da un gentiluomo che Cordelia regina di Francia  è venuta a conoscenza di tutto, dell’ingratitudine delle sorelle e della notte all’addiaccio del vecchio padre. Apprende anche che il vecchio Lear nei pressi di Dover si rifiuta di rivedere la figlia per la vergogna e riceve notizie  che  l’esercito  britannico   (guidato da Edmond) mobilita per tema dello sbarco dei nemici del re di Francia.

Nelle lande sferzate dal vento nei pressi di Dover, Edgar perde il controllo di Gloucester che cerca di suicidarsi buttandosi da una balza credendola una scogliera. Sopraggiunge anche Osvald mandato da Regan che tenta di uccidete Gloucester, ma viene a sua volta ucciso da Edgard. Questi entra in possesso di una lettera di Osvald.

Infine nel campo dei francesi avviene il commovente incontro fra il re Lear e Cordelia.

 

 

Atto quinto

Nel campo britannico Regan  chiede ad Edmond se ama Goneril e se l’ha posseduta. Gli dice anche che non sopporterebbe ciò.  Amando lo stesso uomo l’odio tra le due sorelle diventa strisciante e infetta ogni loro pensiero, gesto, parola. Ma Edmondo ha progetti tutti suoi dove entrambe le donne sono mezzo e non fine. Entra Edgar che consegna la lettera  di  Osvald ad Albany.

In una piana tra i due campi nemici  Edgard conduce Gloucester  in attesa che si definisca la battaglia. L’esito è fulmineo: i francesi sconfitti, Lear e Cordelia prigionieri di Edmond. Padre e figlia nella sventura davanti al trionfo dei malvagi e del male trovano parole di affetto.

Nel campo dei vincitori invece sorge aspra contesa fra le sorelle da un lato ed Albany ed Edmond dall’altro. Il primo dà del traditore al secondo e gli getta il guanto di sfida. Si decide di dare un bando per mezzo di araldo: se c’è qualcuno disposto a sostenere l’accusa di tradimento contro Edmond si faccia avanti al terzo squillo di tromba. Salta fuori   Edgar, deciso alla resa finale dei conti contro il fratello, che accusa di tradimento. Si battono. Edmond  cade. Albany chiede che venga risparmiato. Goneril  grida al tranello: Edmond per il codice cavalleresco infatti  poteva non battersi con uno sconosciuto. Albany le fa vedere la lettera di Osvald, prova dei suoi intrighi. Goneril non resiste e fugge verso il castello.  Edgar si rivela infine al fratello morente.   Albany protesta la sua sincera  fedeltà ai Gloucester che Edgar non ha difficoltà a riconoscergli. Nel mentre Edgar racconta tutte le sue sventure - il suo travestimento e quello di Kent - sopraggiunge un gentiluomo che riporta la notizia della morte delle due sorelle: una ha avvelenato l'altra e poi s'è data la morte.   Sopraggiunge Kent in tempo per assistere all’esibizione dei cadaveri delle due sorelle morte. Edmond morente ha uno scatto di resipiscenza. Avverte che un suo precedente ordine prescriveva la morte per Lear e Cordelia: per costei aveva ordinato l’impiccagione camuffata da suicidio. Ma è troppo tardi. Entra Lear portando in braccio il corpo di Cordelia morta. La pena di Lear è senza fine. Lo strazio esplode e gli squassa il cuore. Lear muore di dolore.

 

Re Lear

Per una dettagliata sintesi della tragedia v. 

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Re Lear interpretazione di Franca

A proposito di Re Lear Anthony S. Mercatante nel suo "Dizionario universale dei miti e delle leggende" ed. Newton ci dice che nella mitologia britannica la sua storia e' narrata nella "Historia regum Britanniae di Goffredo Monmounth"... e in questa versione della leggenda re Lear non fu sconfitto dalla malvagita' dei suoi generi e delle sue figlie.  Al contrario, <Lear guido' l'esercito insieme ad Aganippo (suo genero) e a sua figlia (Cordelia)... combatte' una guerra vincendola e riportando tutti sotto il suo dominio. Dopo tre anni mori' e Cordelia, ora padrona della Gran Bretagna,  seppelli' suo padre in una camera funeraria>... Il re Lear di Shakespeare e' basato sulle Chronicles di Holinshed... (che narra piu' o meno la stessa cosa).
Ci chiediamo perche' mai Shakespeare abbia trasformato la leggenda storica a lieto fine in tragedia.  La risposta potrebbe essere semplicistica: al suo pubblico piaceva piu'  il dramma che la commedia; oppure: dovendo rappresentare la vicenda davanti al re Giacomo VI di Scozia ( Scozia anche detta Albany), preferiva non narrare la sconfitta subita dai scozzesi da parte dell'esercito francese (guidato del marito di Cordelia); o forse: in quel periodo della produzione artistica (1605-1606) la sua psiche necessitava di una particolare purificazione interiore tale da giustificare l'assoluta disperazione e l'infinita pieta' che la sua opera esprime (cosi' definisce "Re Lear" Anna Luisa Zazo in "Introduzione a Shakespeare" ed. La Terza). Noi avremmo preferito un finale diverso, ma dobbiamo accontentarci di quello scelto dal grande poeta; possiamo rielaborare pero'  positivamente  il viaggio di autoconoscenza che il vecchio re  (lo stesso Shakespeare) percorre,  partendo dalla scelta di abdicare fino alla morte per disperazione, attraverso la consumazione sacrificale di tutti i suoi vizi  per giungere alla finale "quasi tabula rasa" dell'atto quinto.
Interiorizziamo, come nostro solito, i personaggi della tragedia, ponendoli sull'Albero Cabalistico. Re Lear, come gia' detto, rappresenta lo stesso Shakespeare ed e' quindi tutto l'Albero, ma come realta' concreta su cui si operano le trasformazioni o mutazioni alchemiche, coincide con il mondo assianico, il Malkuth. L' Albero di Lear e' assai complesso, sviluppa  due vicende parallele che si intrecciano narrando i rapporti delle sue componenti interiori in lotta, contrasto e contraddizione; da un lato c'e' la storia del re e delle sue tre figlie, dall'altro la storia del conte di Gloucester e i suoi due figli.
Iniziamo col prendere in considerazione la prima storia.
Lear letteralmente significa "mare", egli infatti e' una vasta, infinita distesa di acqua (passione) dove la ragione si e' smarrita fin dall'inizio (si e' perduta la terraferma); ma puo' essere anche interpretato come (to)Lear(n), che significa "imparare", un imparare pero' incompleto, mancando appunto la "n". Il Lear della primo atto e' un vecchio "ego" potente, pieno di vigore, di ricchezza e di autorita'; forse si annoia, per questo s'inventa inopportunamente di dividere il regno tra le tre figlie, sperando di continuare a godere tutti i privilegi del re senza doverne pagare il prezzo. Ma nella sua corte, nel suo "regno", come in tutti i "regni", il Bene ed il male, da lui stesso prodotti e maturati negli anni,  si sono mescolati:  il male ha avuto la preponderanza, le due figlie maggiori sono malvagie: la primogenita, Goneril [gone = andato; (to) ril(e)= irritare], e' venutata per provocare l'ira e Regan [re = relativa, gan(g)= ganga], e' un insieme di forze negative. A Goneril abbiamo attribuito il Geburah dell'albero nero e al di lei marito duca d'Albany [= di Scozia = (to) Scotch = uccidere] il Chesed dell'albero nero. A Regan abbiamo attribuito l'Hod dell'albero nero e al di lei marito, duca di Cornovaglia [= di Corn-(to)wall = che ostruisce con corna] il Netzach dell'albero nero. Tuttavia nel regno di Lear, non c'e solo male, egli ha saputo generare anche una figlia buona, giusta, sincera ed e' Cordelia (= che ha cuore) ed ha accanto a se' un consigliere fidato, onesto e saggio, che e' il duca di Kent [to Ken(t) = conoscere, comprendere] e anche, quando ormai, per orgoglioso capriccio e vanita' offesa, ha diseredato la troppo sincera Cordelia, per merito della sua bellezza, modestia e virtu' egli acquisisce, quasi controvoglia, un genero buono e giusto, il re di Francia (= della terra dei Franchi, dei liberi, dei sinceri). A Cordelia abbiamo attribuito la sephirah Hod dell'Albero bianco, al marito di lei la sephirah Netzach dell'Albero bianco, al conte di Kent la sephirah Yesod dello stesso Albero.
Le due figlie cattive, dopo aver avuto in dono tutto il regno, di comune accordo, scacciano il padre, che e' costretto a vivere come un povero e ad andare ramingo in cerca di un rifugio. ... Quando la personalita' si mette nelle mani dei suoi sentimenti e pensieri peggiori, perde il "regno" e il controllo di se', a questo punto, pentirsi come fa Lear, e' salutare, ma non permette automaticamente di riconquistare il regno perduto.
Prendiamo ora in considerazione la storia del conte di Gloucester [= (to) glow = splendere, ardere; c(h)ester = portatore di scrigno, di tesoro]; mentre il conte di Kent, scacciato per aver difeso Cordelia (= l'amore sincero e devoto) contro la superbia di Lear, pur di rimanere vicino al suo re, si trasforma in fedele servitore, [anche se ha perduto il regno, a Lear (a chi vuole imparare ) resta  sempre la capacita' di conoscere e comprendere]; al contrario, il conte di Gloucester, benche' convinto dell'ingiustizia  delle figlie verso il padre, non si pone direttamente dalla sua parte e cosi' tradisce il re, lasciandolo solo nella bufera. Bufera materiale della fine del secondo atto, che corrisponde alla bufera psichica di tutto il dramma.  Il portatore di luce, non ponendosi dalla parte del Bene, mette il suo tesoro a servizio del male, egli infatti ha ospitato Goneril e il marito e fatto mettere in ceppi Kent. Per porre in rilievo la sua infedelta' e debolezza contrapposte alla fedelta' e costanza del conte di Kent, abbiamo collocato il conte di Gloucester nello Yesod dell'albero nero. Egli, detto anche Glo-ster [ Glo(w)ster(n)= lucente coda], ha due figli: uno legittimo, Edgard (= potente con la lancia) e uno illegittimo Edmund (= custode di ricchezze); il primo e'  amorevole, rispettoso, giusto, corrisponde al mentale intuitivo dell'Albero bianco, il secondo, il fratellastro, e' traditore, malvagio, demoniaco, corrisponde al mentale razionale dell'albero nero. Essi sono in lotta tra loro come Bene e  male, il male e' destinato a soccombere, ma la sua sconfitta in questa tragedia porta all'esaurimento di quasi tutte le componenti dell'Albero. Un personaggio assai particolare, il Matto, accompagna il re subito dopo la sua abdicazione; abbiamo collocato il Matto in Daath, perche' egli rappresenta la Coscienza del re, inascoltata, che tutto sa, vede e pre-vede.
Al folle (Matto) di corte, che scherzando dice la Verita' si aggiunge il matto per finta: Edgard che, costretto da fratellastro a fuggire per non essere ucciso dal padre, si fa chiamare Poor Tom [= insufficiente Gemello (del Matto vero, Daath)], che diventa sostegno di Lear; Edgard si finge matto per poter aspettare il momento giusto e colpire il suo avversario, Edmund, con la Lancia della Verita' e della Giustizia. La finta e protettiva follia di Edgar copre pietosamente  quella vera di Lear: allorche' tutti i "valori" dell'ego, la potenza, l'autorita', la vanagloria, il timoroso rispetto crollano, all'ego viene a mancare il piedistallo che lo ha sostenuto per tutto il tempo del suo regno; egli puo' riacquistare la ragione solo dopo aver ottenuto il perdono e l'abbraccio di Cordelia, cioe' la riappacificazione del "cuore", del Tiphereth con la sua realta' assianica,  del Malkuth.
Agli intrighi di palazzo, alle passioni di Goneril e di Regan per Edmund, alla bassezza di Oswald (= difensore della casa), degno maggiordomo di Goneril, ai tradimenti di Edmund, diamo i significati che si meritano: sono tutte lotte interne dell'albero nero per la supremazia di un vizio sull'altro...
La purificazione dell'Albero, la svolta essenziale nella storia, ha inizio col pentimento di Gloucester: quando questi si pone decisamente dalla parte del Bene, a difesa del re legittimo e dei suoi diritti, contro l'ingiustizia e l'avidita' delle ingrate e crudeli sorelle e dei loro consorti. 
Poniamo ora attenzione all'accecamento del conte di Gloucester da parte di Regan e del marito: perche' tanta crudelta'?  Allorche' una sephirah conquistata dal male sta per tornare al Bene, se non c'e' pronta a difenderla un adeguato scudo di protezione da parte delle forze positive dell'Albero, essa viene "spenta", accecata; il servitore che difende il conte Gloucester perche' da lui allevato, e' inadeguato, e' solo un servitore, infatti muore senza poter salvare il suo padrone dal supplizio, ma fa in tempo a colpire  il duca di Cornovaglia, che morendo a sua volta per quella ferita, lascia libero il campo alla reciproca gelosia delle due sorelle desiderose di accaparrarsi i favori di Edmund.  Inizia cosi' l'autodistruzione dell'albero nero.
Da questo momento gli eventi infatti precipitano: il ritorno di Cordelia dalla Francia per salvare il vecchio padre, la sconfitta del suo esercito (quella sconfitta che invece storicamente e' una vittoria), la cattura di Cordelia proprio quando si e' ricongiunta all'amato genitore, il duello tra Edgard ed Edmund, la sua ferita mortale, il suo pentimento, l'inutile tentativo di salvare Cordelia dalla morte gia' comandata, rappresentano gli ultimi contraddittori conflitti di una psiche in tempesta: muoiono le due sorelle cattive, muore Edmund, muore Cordelia, muore Lear, rimangono tre personaggi: il duca di Kent, cioe' la capacita' di apprendere, ma e' una capacita' ormai  vecchia e stanca; il duca di Albany, che viene recuperato dall'Albero bianco come facolta' di "rinascita" (= alba di un nuovo giorno); infine il figlio di Gloucester, il figlio del portatore dello "scrigno", Edgard La Coscienza, Daath, la cui "Lancia" ha trafitto il Dragone. Questo e' tutto cio' che si salva, ed e' l'essenziale per un futuro Albero, perche' nell'Albero di Lear, la colonna di sinistra e' andata completamente distrutta, quella di destra e'  debole, ha una sola sephirah, la colonna centrale ha perduto il suo Malkuth, la base, e non ha mai accolto il suo Tiphereth ... quindi rimane solo la speranza di un nuovo Albero, che sappia far tesoro delle esperienze del precedente.

E noi intanto  .... aspettiamo  di occuparci di una nuova storia, meno catastrofica.

 

Grazie. F. V.

 

 

 

 

Re Lear
(Albero Cabalistico)
 

 

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