"La prima tra le cose che sono necessarie
è la convinzione assoluta che quella che viene chiamata morte non riguarda
affatto voi,
ma soltanto quello che è nato.... La nostra vera natura non è
la personalità: noi siamo il principio stesso della realtà"
(N. Maharaj)
Abbiamo cominciato con questa citazione per sgombrare subito il campo da eventuali
equivoci: i quattro harakiri cui assisteremo non
sono suicidi, perchè le persone che con essi si sono data la morte
sono maestri realizzati. Ma veniamo al film, quello che noi riteniamo
un capolavoro di buddismo zen. Spesso, dei grandi maestri, sacrificando il
loro corpo, cercano di "passare" lo Zen nel modo più
eclatante possibile. E il caso di Rikyu, Soky e Oribe, i quali nel corso
di una lunga cerimonia del té stabiliscono di darsi morte
cerimoniale: "la parola nulla non ci guida al nulla, con la morte sparisce
ogni cosa: non è nulla che annienta, è la morte." Vale
a dire:
stare qui a filosofeggiare sulla parola vuoto non porta alla illuminazione,
allo stato di Vuoto Assoluto; solo la parola morte annienta
ogni residua traccia di dualità, di ego, di personalità. Ora,
nella nostra vicenda, Hideyoshi rappresenta la mente egoica, incapace di
porre dei limiti a se stessa, mentre Rikyu, Soki e Oribe rappresentano lo
spirito che, con dosi da cavallo e spettacolarità vuole
richiamare lattenzione del mentale per farlo annegare nellassoluta
quiete dello Zen. Questo spirito è lindiscusso protagonista della
vicenda, esso è lessenza della cerimonia del té. Ma nonostante
Hideyoshi (la mente) al suo cospetto deve presentarsi disarmato
(sua eccellenza è costretta a posare la spada tutte le volte che assiste
alle cerimonie di Rikyu), quando posa larma lo fa a malincuore,
creando perciò un filo sottile che la lega a sé (la mente non
può dunque arrendersi). Ecco perchè il signore assisteva alla
cerimonia,
beveva il té, ma non riusciva a...digerirlo. LHagakure, il codice
segreto dei samurai, dice che "la parola saggio è formata da due
ideogrammi che significano "conoscere" e "difetto"- Hideyoshi
non conosce i propri difetti, non é dunque una persona saggia (la
mente non conosce i propri limiti, la propria inconsistenza, il proprio sogno).
Honkakubo racconta al signore Urakusai morente i
segreti della morte di Rikyu: "il maestro disse al suo signore "troppi
privilegi ho avuto da sua signoria, con lultimo mi ha concesso
la morte". Continuando con il nostro parallelo diciamo subito che quando
la mente rifiuta lo spirito, questi è costretto a mettersi da
parte, ad una sorta di "suicidio" per liberarsi dal peso dellego
tiranno, e con questo giustifichiamo le parole di Rikyu "sua
eccellenza improvvisamente ha sfoderato la spada, e non mi rimane altra scelta
che sfoderare la mia". Ora, in questi casi limite,
la mente vorrebbe sottomettere lo spirito perchè tutto torni come prima:
se il maestro del té si sottomette a Hideyoshi e gli chiede
la grazia tutto ritorna come prima, ma Rikyu gli dice che la cosa è
impossibile, perchè diecine di invitati si sono già mossi per
assistere allultima sua cerimonia (persone vive e morte accomunate tutte
da una cosa: hanno subito sorprusi da Hideyoshi e che il
maestro col sacrificio del suo corpo in tende quasi
riscattare). Questo, a nostro parere è il punto più freddo e
deserto del film e della
sua poesia (per dirla con le parole di Rikyu: "il punto più elevato
della poesia è freddo e deserto"). La vicenda ha termine con il
virtuale harakiri di Urakusai, che avendo compreso infine gli insegnamenti
dei suoi predecessori, è morto un po prima di morire
scegliendo la Vita, lo Zen. Terminiamo il nostro commento con un passo dellHagakure:
"il vero fine della cerimonia del té è quello
di purificare i sei sensi: la vista, con la contemplazione del vaso di fiori
e il dipinto del paesaggio; lodorato, con il profumo dellincenso;
ludito, con il mormorio dellacqua che bolle; il gusto, con il
sapore del té; il tatto, con la posizione corretta del corpo. Quando
i sensi
sono stati purificati in questo modo, anche il cuore diventa puro." N.M.