Maurizio: dal Genesi 19
(Divagazioni interpretative di Maurizio)


1.      Se all’interno della Genesi, come asseriscono i cabalisti, esistono dei tesori nascosti, cioè significati riposti di non facile reperimento e ulteriori rispetto al senso letterale, bisogna dire che in questo capitolo 19 essi sono piuttosto ben occultati: la storia descrive la punizione divina  per la violenza e gli illeciti sessuali dei Sodomiti; illeciti che, in parte, sembrano sopravvivere nelle figlie dello stesso Lot, le quali realizzano una unione incestuosa con il padre, appositamente drogato e reso inconsapevole.

2.      Seguendo un ragionamento di tipo logico, viene anche da chiedersi:

a)      perché mai i Sodomiti - così feroci con gli stranieri - non avevano già ‘abusato’ dello stesso Lot che, non molto tempo prima, era giunto nella loro città come immigrato? Avrebbero potuto farlo, altresì, con la moglie, oppure con le figlie stesse o, in alternativa, con i ‘generi’. Incredibilmente, invece, li avevano risparmiati, rimanendo sedotti soltanto dall’avvenenza dei ‘messaggeri’ del Signore;

b)      le figlie di Lot, dopo il cataclisma, ritenevano forse che non vi fosse rimasto alcun altro uomo al mondo? Non c’era nessuno neanche nella ‘piccola città’, Zoar?  Oppure, forse, dicendo “non c’è nessuno per unirsi a noi” esse intendevano che non era rimasto nessun uomo della loro tribù, essendo gli appartenenti al clan gli unici con i quali avrebbero potuto congiungersi per assicurare una discendenza alla stirpe paterna?

Gli studiosi delle questioni bibliche normalmente, quando si trovano di fronte ad incongruenze di questo tipo oppure a spiegazioni incomplete, frammentarie o contraddittorie nel contesto di un racconto tradizionale, hanno una chiara spiegazione: il testo non è redatto a partire da un’unica fonte; bensì è il risultato della interpolazione dei frammenti di diverse fonti tradizionali - anche di ispirazione extra-ebraica - talvolta con intenti e opinioni difformi fra di loro e per motivi storici venute ad essere assemblate a comporre un unico corpo dottrinale.

3.      Tuttavia, pur essendo la spiegazione razionale e scientifica apprezzabile, devo riconoscere che risulta molto interessante anche quella ‘esoterica’ che, all’incirca, afferma: il testo è stato appositamente studiato per essere inaccettabile così com’è, nel suo significato palese. Pur potendo soddisfare chi ha bisogno di una religiosità semplice e senza troppe domande, non può bastare a chi è interessato a qualcosa di più profondo e interiore, anzi è possibile che esso generi un rifiuto che, in sostanza, è il risveglio di un sano spirito di ricerca.

4.      Dal punto di vista della mentalità biblica, per tornare al racconto di Genesi 19, la trasgressività sessuale sembra più che altro legata al fatto che a Sodoma la sessualità è fine a sé stessa, non mirando alla riproduzione che, come abbiamo già visto, è invece l’obiettivo principale del popolo eletto e dello stesso suo Signore, il Dio di Abramo. Le figlie di Lot, invece, pur adottando una strategia estrema e quasi avvicinabile alle perversioni dei Sodomiti, si comportano così in funzione di  uno scopo altamente ‘morale’ e accettato dalla società dell’epoca.

5.      Già da antiche fonti ebraiche, comunque, sembrerebbe che il ‘peccato’ di Sodoma fosse più che altro quello della violenza verso gli stranieri. Esistono, per esempio, racconti apocrifi o miti collaterali alla Genesi che narrano di come il popolo dei Sodomiti – anche se  estremamente ricco – non accogliesse mai i visitatori e non offrisse loro ristoro e alimento, come era invece consuetudine nel mondo antico: anzi, per scoraggiare ogni ospitalità, si dice che a Sodoma ci fosse una legge che consentiva di bruciare vivo chiunque si fosse azzardato ad ospitare un forestiero, mentre quest’ultimo sarebbe stato depredato di ogni avere e abbandonato nudo fuori delle mura cittadine, se non ucciso. A ciò fa da contraltare l’abnegazione di Lot, disposto addirittura ad offrire le proprie figlie pur di proteggere i suoi ospiti. Quale sia invece il peccato di Gomorra purtroppo non c’è dato sapere, ma dalle radici etimologiche sappiamo che ‘Sodoma’ è legata al ‘bruciare’, mentre ‘Gomorra’ allo ‘sprofondare’, all’’essere sommersi’: probabilmente i loro nomi sono espressione – come anticipazione del destino, oppure come appellativi dati ‘a posteriori’ - del giudizio divino che le colpì e delle modalità catastrofiche della loro fine.

6.      Volendo analizzare il senso di ‘Sodoma’ e ‘Gomorra’ con il metodo della Gematria e non conoscendo con esattezza le effettive lettere utilizzate in ebraico per scrivere i due nomi, decido di adoperarne la trascrizione greca. Il procedimento non è arbitrario: è stato adottato sin da tempi molto antichi per interpretare passi della tradizione biblica. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che il termine stesso ‘Gematria’ è greco e che il procedimento potrebbe essere stato inventato o conosciuto prima da questo popolo e solo successivamente ripreso dai cabalisti ebrei: ricordiamo che sia la speculazione filosofica che l’esperienza misterica con i numeri erano ben conosciute dai pitagorici e, comunque, erano presenti in tutte le culture dell’area mediterranea e di altre zone del mondo antico. Sodoma, nella trascrizione greca Sodoma (200+70+4+70+40+1), è uguale al numero 385; Gomorra, Gomorra (3+70+40+70+100+100+1), è uguale a 384. A proposito dei due numeri possiamo osservare:

a)      la prima cosa che si nota è che sono contigui, come lo erano le due città;

b)      384 (Gomorra), per riduzione (3+8+4), diventa 15. L’Arcano XV del Libro di Toth rappresenta il ‘Diavolo’, cioè la parte di ogni uomo che si ribella alla Legge della Vita.  Anche questo accostamento con il Tarocco non sembri meramente strumentale e arbitrario: ricordiamo che l’origine di questo Libro potrebbe essere situata nell’Antico Egitto, da cui gli ebrei avevano probabilmente ricavato gran parte delle loro conoscenze sacre. Gli Arcani Maggiori del Tarocco, inoltre, sono 22 proprio come le lettere dell’alfabeto ebraico e la quindicesima lettera di quest’ultimo è la ‘samech’, la quale significa tradizionalmente sostegno, ma viene anche interpretata per la sua forma come un Uroboros, il serpente che morde la propria coda, il ‘ciclo senza fine né inizio’. Anche la quindicesima lettera dell’alfabeto greco, la ‘Xi’, graficamente (x), sembra fare riferimento alle spire del rettile, alla spirale ciclica. Il legame fra ‘diavolo’ e ‘serpente’, così importante nel mito biblico, non sembra qui una mera coincidenza. La samech può indicare anche due significati ulteriori, uno negativo e l’altro positivo:

·        l’anima del mondo, della terra, che incatena al suo eterno divenire. Il concetto è analogo a quello orientale del Samsara, la Ruota di nascita e morte; in questa accezione possiamo riconoscere in ‘Gomorra’ questa condizione di imprigionamento al mondo dell’illusione;

·        il sostegno per coloro che sono caduti in difficoltà, il cerchio sacro e la fondazione del Tempio: dal punto più basso è sempre possibile risalire nel cammino evolutivo, purché non si faccia come la moglie di Lot, troppo riluttante ad accettare il cambiamento.

c)      ‘Sodoma’ (385), attuando lo stesso procedimento di riduzione numerica, equivale al numero 16. L’Arcano XVI è la ‘Torre colpita dal fulmine’: in esso è raffigurato un fuoco divino proveniente dal cielo che – fra solfuree scintille - distrugge una costruzione edificata dall’uomo. Ricordiamo ancora una volta che ‘Sodoma’ significa ‘bruciante, ardente’. Il senso dell’Arcano è lo stesso, con una precisazione in più: la Legge Divina interviene quando è presente una situazione di chiusura, di isolamento rispetto alla vita; attraverso il dolore viene favorito un nuovo inizio. La sedicesima lettera dell’alfabeto ebraico è infatti ‘ayin’ e significa ‘occhio’: quando crollano le concezioni errate si apre una diversa visione. Inoltre ayin, sedicesima lettera nell’ordine numerale, ha il valore gematrico e tradizionale di 70. Questo è lo stesso numero associato alla parola ebraica ‘sod’, che vuol dire ‘segreto’, e che i cabalisti riferiscono al significato mistico nascosto nella Scrittura. ‘Sod’ è anche la prima parte della parola ‘Sodoma’: se quest’ultima può rappresentare una visione superficiale ed esteriorizzata della vita, bisogna anche ricordare che esiste comunque la possibilità di recuperare una comprensione profonda e una interpretazione mistica e misterica dell’esistenza.

d)      I numeri 384 e 385 sommati danno 769 che, a sua volta, dà 22. La ventiduesima lettera è la ‘tav’, il cui significato è ‘impronta’, ‘sigillo’, ‘segno’ ed è talvolta associata a Malkuth, l’ultima Sephirah, il sigillo della creazione ma anche luogo più ‘basso’ ed ‘esteriore’ di essa; talaltra è associata al segno sulla fronte di Caino, forse ancora con il senso che dal punto ‘più basso’, dalla dimensione dell’errore e dell’illusione, è sempre possibile riscattarsi; magari come fa Lot che risale dalla valle di Sodoma e Gomorra per gradi, con tappe successive, bastando anche una ‘piccolissima’ (Zoar = molto piccola, insignificante) presa di coscienza per ricominciare il cammino della ‘reintegrazione’, il  Tiqqun. L’Arcano XXII del Libro di Toth è il ‘Matto’, equivalente allo zero, una ‘piccola cosa’ anch’esso, simbolo del viandante alla ricerca di sé stesso, tendente al superamento della mente quale condizionamento e chiusura. In effetti la lettera ‘tav’ ha il valore cabalistico di 400, lo stesso che può associarsi all’Arcano XXII o O. Quattrocento è il numero degli anni di schiavitù degli ebrei in Egitto, cui segue la liberazione, la Pasqua. Trovando il valore del nome ‘Lot’ (Lot) con l’aiuto della Gematria greca, abbiamo che  (30+70+300) equivale proprio a 400. Lot è identificabile, dunque, con il ‘Matto’, il viandante per eccellenza, colui che ha concluso un ciclo e che è privo di tutto per essere libero di cercare l’accesso ad una nuova consapevolezza.

7.      In effetti nel contesto del racconto di questo capitolo i Sodomiti ricercano un tipo di conoscenza (ricordiamo che la parola ebraica più frequentemente usata nella Bibbia per rapporto sessuale significa anche conoscenza) molto superficiale che, rispetto ai messaggi divini – cioè interiori, spirituali – tende all’abuso, all’utilizzo non reintegrativo, alla non comprensione. Ricordiamo, infatti, che il termine ebraico per angelo, malak, vuol dire - come il termine greco anghelos - ‘messaggero’, e comprendiamo così il senso del bagliore accecante con il quale vengono confusi gli assalitori: i messaggi del sono incomprensibili per la mente egoica, che vorrebbe appropriarsene ma che ne rimane disorientata  e non riesce “a trovare la porta” di accesso. Il numero di ‘angelo’ in greco, aggelos, (1+3+3+5+30+70+200) è 312. L’1, il 2 e il 3, nella  Cabala, (escludendo Da’ath - e considerandola occulta, come in effetti è per chi non ha una chiara visione) indicano i Tre Superni dell’Albero della Vita, in particolare Kether, la prima, Chokmah, la seconda, e Binah, la terza Sephirah nell’ordine rispettivo di ‘emanazione’. La loro posizione è: 1 al centro, sulla Colonna di mezzo, 2 a destra e 3 a sinistra, esattamente come nel numero 312. L’angelo, dunque, ha in sé il senso del mondo di Atziluth, il mondo delle Cause Prime, rappresentato dalle prime tre Sephiroth, ne è il messaggio vivente. Da’ath è la Conoscenza superiore e occulta, che può realizzarsi ove si sia accolto e pienamente compreso il messaggio divino. In greco Da’ath è tradizionalmente tradotta con Gnosi - Gnvsis – che equivale (3+5+800+200+10+200) a 1218; riducendo (1+2+1+8) abbiamo 12. La dodicesima lettera ebraica è lamed, la quale significa sia imparare che insegnare.

8.      Per concludere osserviamo che il numero dell’aggelos, 312, può ulteriormente ridursi a 6 (3+1+2). Questo numero indica nella tradizione ebraica un importante màndala: la Stella di Davide che con la fusione dei due triangoli opposti simbolizza - analogamente allo yin-yang cinese - l’unione dei contrari, lo hieros gamos, le nozze mistiche fra alto e basso, spirito e materia, maschile e femminile, ‘piccolo’ e ‘grande’ io. 

 

 

Esso rappresenta il vero tipo di conoscenza e di integrazione, quello che i Sodomiti neanche immaginano e che le figlie di Lot concepiscono in maniera ancora immatura, troppo legata ai vecchi schemi, ‘incestuosa’ perché auto-erotica, cioè narcisistica: infatti genereranno soltanto i figli ‘del padre’ (Moab) e della propria ‘tribù’ (Ben-Ammi).



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