Prossima fermata Paradiso - interpretazione esoterica

E’ un film leggero e divertente che affronta temi come "morte", "paura", "amore" e "post mortem" senza annoiare e senza
drammatizzare. Nel precedente film"Processo e morte di Socrate"avevamo visto come Platone, nel Fedone, aveva affrontato il
tema del dopo morte introducendo il concetto di Anima e affermando come essa sopravviva al corpo e vada in "cielo" se priva
di attaccamenti per le cose terrene, e come invece rimanga nelle regioni basse se contaminata dalle ragioni del corpo. Filosofi, poeti e
pensatori, da sempre si sono occupati dell’argomento. Uno di questi è Carl Gustav Jung. Egli, in "Ricordi , sogni, riflessioni" vi
dedica un intero capitolo. Ovviamente da uomo di scienza quale era, non poteva schierarsi apertamente, perchè sarebbe stato costretto
a produrre prove, però qui e là si lascia scappare frasi che manifestano abbastanza apertamente il suo pensiero. Ne riportiamo qualcuna:
" Se riusciamo a capire e a sentire che già in questa vita abbiamo un legame con l’Infinito, i nostri desideri e i nostri atteggiamenti mutano"
oppure "Sebbene non vi sia alcun modo di dar prove sicure della sopravvivenza dell’anima dopo la morte, ci sono tuttavia esperienze che
danno da pensare" infine "da un certo punto di vista la morte è uno sposalizio, un mysterium coniunctionis, l’anima raggiunge per così
dire, la metà che le mancava, realizza la sua completezza". Soprattutto questa ultima frase ci pare possa ben introdurci al film di cui trattasi.
Infatti Daniel, il protagonista, per tutto il corso del film dà la sensazione di essere proprio una metà in cerca della parte mancante. Ma
abbiamo citato Jung anche perchè il film ha pure un’impronta psicanalitica, e da questo punto di vista condividiamo molte delle sue teorie
(quattro funzioni, inconscio collettivo, archetipi dell’inconscio collettivo, principio di sincronicità, individuazione), in quanto in esse
riusciamo a scorgere lo sforzo enorme fatto da un uomo di scienza, che con teorie al limite della scientificità, intende condurre molti fin
davanti alla porta del misticismo e della ricerca spirituale in genere. Ma veniamo al film, il cui tema principale è "la paura" : se Lena la
jena, "l'accusatrice", proverà che Daniel nel corso della sua vita ha , almeno per una volta, avuto paura, egli non potrà proseguire, ma
sarà costretto a ritornare sulla terra, per...ripetere. Apparentemente la cosa sembra una trovata da film, ma non è così. Troppi ricercatori
hanno sottolineato l’importanza, per il discepolo sul sentiero, di vincere la paura: " L’esperienza tesa tra il desiderio e la paura, è impura
e produce karma" (N. Maharaj: Tu sei Quello); " La paura è il primo nemico naturale che un uomo deve superare lungo il suo cammino
verso la conoscenza" (Don Juan — Castaneda: A scuola dallo stregone); più o meno le stesse cose dice Gurdjieff in "Incontri con uomini
straordinari". Ma perchè si ha paura? Perchè la maggior parte di noi si è identificata con il corpo, ed esso prima o dopo morirà e svanirà.
Dunque, madre di tutte le paure è la morte. Per fortuna, però, ad ognuno di noi nascerà quella "sete di unità" (così la definisce Raphael in
"Iniziazione alla filosofia di Platone"), di Assoluto, di Infinità, che ci darà lucidità, che sempre secondo il Don Juan di Castaneda è l’arma
per sconfiggere la paura (arma che a sua volta diverrà il 2° nemico da sconfiggere..., ma questa è un’altra storia). Tutto questo, nel film, al
nostro Daniel succede quando, vedendo l’amata allontanarsi su un altro autobus, prova quella sete di Unità di cui parlavasi. Ma quando si
è lucidi, luminosi? Quando si Ama, si cerca l’unione con l’Assoluto. Ma anche qui Maharaj vuol dire l’ultima parola, ammonendoci che:
"Parlare di unificazione della persona con il Sè è improprio, perchè non c’è una persona, ma un’immagine mentale prodotta da una falsa
realtà in cui si crede. Niente è stato diviso e niente c’è da riunire". Ma questo maestro parla dal punto di vista dell’Assoluto, e nessuno
di noi può capirlo al momento. "Nei tempi passati vi furono uomini che videro Dio in faccia, perchè questo non succede più" chiese un
discepolo al suo rabbino. "Perchè oggi — fu la risposta — nessuno sa chinarsi tanto"(riportata da Jung in "Ricordi.....).
Grazie Nat