FICHTE
di Natale Missale

Io penso, io canto, io conto,

io sconto, io tento, io mento;

pensare, cantare, contare,

scontare, tentare, mentire.

Voi questo coniugare

guardatelo per bene:

l'agire varia sempre,

ma l' "io" rimane là.

Questo "verbare" lungo ed infinito

non è che fumo, andante nel futuro;

ecco che allora fondo il mio "partito",

dall' io che agisce, passo all'io più puro.

 

Si pone da sé,

si prende un caffè,

poi mette radici

nella libertà.

Si afferma da sé:

supremo, da che

più in alto non c'è

che Vita Impersona-le.

 

Quest'io cosciente di sé

è un'autocoscienza

che pone il non-io

come altro da sé,

il quale rimanda

a qualcosa più in là:

un'alterità.

 

Questa coscienza pura m'assicura un orizzonte,

che mai potrò toccare: non mi fa avvicinare.

Ma questo orizzonte spalanca le porte alla mia libertà.

 

Sapete cos'è l'inattività?

L'inerzia del far, il vizio supremo.

 

Il male peggiore?

  È non fare niente;

l'accidia, da io,

non-io ti fa.

 

Che tristezza!

Ma non aver paura:

con l'occhio religioso

Bellezza a te verrà.

 



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