La famiglia nella ….Tempesta

 

L'immensa forza dei grandi pensatori dell'umanità ha un nome: progetto. Esso è frutto di pensieri costruiti secondo intuizione-ragione e di parole che li manifestano. Pensieri forti perché im-personali non nella accezione di "generici o banali" o in quella di "mancanti di soggetto", ma intesi come privi di maschera (maschera in latino vuol dire persona); e parole altrettanto forti in quanto corpi, carne di tali pensieri. Prendiamo ad esempio un contadino, che insieme con il cacciatore,  è uno dei primi progettisti dell'umanità. Esso prima sceglie il terreno da coltivare tenendo conto di acqua, sole, vento,  qualità della terra. Poi lo isola dall'incolto circostante, lo diserba, lo dissoda, prevede i canali d'irrigazione…ed infine sparge semi, mette a dimora piante. Nel corso del tempo dà vita a tutte quelle altre attività che fanno di lui un buon contadino (mette tutori alle piante storte, pota, zappa, innaffia, toglie le erbacce, ecc.). Alla fine, catastrofi naturali permettendo, raccoglierà i frutti sperati.

Supponiamo adesso che qualcuno, proclamatosi supercontadino, in nome di un superprogetto, consistente nell'idea: se distruggo questo campo coltivato, prima o poi nascerà qualcos’altro - distrugga il campo coltivato. Non definireste questo supercontadino, a voler essere generosi, stupido?  Ed il suo progetto non metterebbe in difficoltà chi volesse cercare un aggettivo per qualificarlo?

Ebbene, oggi, alla finestra di questo nostro pazzo mondo si sono affacciati supercontadini del sociale, che anziché portare correttivi al campo coltivato per migliorarlo (continuiamo con la metafora), lo distruggono perché qualche piantina dà frutti non buoni: sta accadendo che, pensatori dai pensieri non solo deboli, ma anche avariati, stanno annientando la famiglia. Istituzione inutile, dicono, ingombrante, soffocante, ecc. Stanno distruggendo il nucleo del primo noi, convinti che, per essere figli del mondo o padri e madri del mondo, si debba sputare in faccia al proprio padre e alla propria madre, al proprio marito o alla propria moglie, al proprio compagno o alla propria compagna, e così via. Ma non basta: lo sputo va poi allargato ai propri professori e compagni di classe, al preside,  al corpo insegnante, al sindaco, al presidente e al papa. Insomma, lo sputo deve essere a pioggia e "bagnare" tutti coloro che puzzano d'autorità, deve "battezzare" tutti i contadini: ogni campo deve essere spontaneo, libero, dare i suoi frutti naturali. Ma ve la immaginate l'agricoltura senza contadini, l'ingegneria senza ingegneri, la scuola senza insegnanti, la società senza legge? Beh, se non siete forniti di fervida immaginazione, guardatevi intorno: il contadino é stato finalmente debellato dal filosofo inconsistente,  dal debole pensiero. Ogni campo ha la sua erbaccia, ed il contadino ha il compito di tenerlo libero da essa. Anche la famiglia ultimamente era infestata da erbacce, e andava perciò curata. Ma questi novelli coltivatori del nulla, anziché togliere la gramigna hanno distrutto tutte le coltivazioni. Ma da quale malattia è stata colpita la famiglia?

Il virus che l'ha infettata non ha caratteristiche di piovra. Come tutti i virus che si rispetti infetta la persona; fa un lavoro certosino. Solo alla fine, quando un'intera collettività è stata appestata si può parlare di peste, intendendo con essa "trionfo del male, del distruttivo". Il virus in questione è stato diffuso da un paradosso: il nichilismo.  Perché parliamo di paradosso? Perché i nichilisti, partendo dalla morte di Dio, dal Dio è morto di Nietzsche, e quindi dalla morte della meta-fisica, hanno cominciato a predicare il nulla, cioè qualcosa che non è, che per tornare all'esempio del contadino, corrisponderebbe all'impossibile, all'improbabile frutto che il campo distrutto darà! Questo virus ha ovviamente attaccato le idee, il pensiero, riducendo la ragione a serva della materia più densa. Ma cosa più grave ha potenziato gli istinti animaleschi dell'uomo. Che l'essere umano fosse per metà "angelo" e per metà "bestia" lo si sapeva da millenni, e siccome la belva era stata tenuta al guinzaglio (molto opportunamente) per molti secoli, a parere di tali s-pensatori bisognava liberarla e darle lo scettro del comando. Ed i nichilisti hanno aperto le gabbie: w Dioniso e abbasso Apollo. E così, quel dio dell'ebbrezza che doveva veicolare l'arte attraverso l'estasi e l'entusiasmo a pochi prescelti da madre natura, e che per certi versi doveva dar vita al misticismo inteso come ricerca personale del Dio, è divenuto il dio dell'istinto animale. E la scomparsa di Apollo ha dato vita ad una tragedia gigantesca che vede coinvolta l'intera umanità, e che nulla ha a che vedere con la tragedia greca figlia sia di Dioniso che di Apollo, cioè sia di musica e quindi di metafisica, sia di altre arti e cioè di fisica.  La famiglia è morta per morte della ragione. Amen. E' il nuovo che avanza, viene detto da parte dei sapientoni famiglie-cidi. Ma quale nuovo? Finiamola col nuovo che sgorga dalla gioventù. L'imbeccata ai ragazzotti l'hanno sempre data gli adulti, ed essa è risultata essere buona se l'immaginazione di tali suggeritori era buona,  cattiva, se l'immaginazione di tali persuasori era malata. Come vedete è sempre la malattia che distrugge il bene sia fisico che morale, e la radice (in ogni senso) di malattia è male, mentre, figurativamente parlando, malato è chi manca di equilibrio intelletuale e morale.  Ora, quando l'immaginazione è malata, i pensieri sono bacati e scuotono la natura dell'uomo fino alle ossa. Lo sapeva bene Shakespeare:  Macbeth ha appena incontrato le streghe - che hanno appena cantato…il bello è brutto, il brutto è bello… - ed esse  gli hanno predetto che sarà re, allora il cuore gli si disloca e batte innaturale contro le costole; pensieri omicidi gli nascono in mente e si rende conto di come l'orrore del reale è nulla contro l'idea dell'orrore, e di come improvvisamente diviene reale ciò che non esiste: nulla è, se non ciò che non é.  Ma le streghe hanno risvegliato in lui il tarlo del male, e come il supercontadino che, distrutto il campo coltivato, è convinto che nasceranno altri frutti spontaneamente senza che nessuno lo coltivi, si lascia sfuggire un: Se la sorte mi vuole re, può coronarmi, la sorte: senza ch'io faccia un gesto.  Ma quell'immaginazione che si è già messa in moto ha ben altri programmi, e Macbeth lo sa benissimo, come sa bene che nulla accadrà per caso. Pochi davvero sono i giovani dotati di genialità che apportano il fresco, il nuovo, il vero rivoluzionario. Spesso abbiamo l'amara sensazione che molti di coloro che fanno apologia del nulla con accanimento, pur avendo constatato che il loro albero ha dato cattivi frutti, non vogliano rinnegare la loro posizione intelletuale per stupido orgoglio. Ed ecco allora che vanno giù pesante con le trasgressioni ad ogni costo: la famiglia è finita? Mettiamo su alternative aberrazioni di essa che fra non molto ci condurranno a famiglie scaturite da matrimoni fra bestie e umani. In Olanda siamo già arrivati a proporre il partito dei pedofili con sviluppi "interessanti" per eventuali altri modelli di famiglia…

Intanto Dioniso impazza e con lui il gusto dell'annientamento che in esso è insito, mentre una violenta forza di distruzione si propaga come nichilismo attivo. Per Nietzsche, il piacere stesso del distruggere deve accompagnare il compito dionisiaco (vedi Zarathustra ed Ecce homo). Ma ciò è niente confrontanto con quanto nei frammenti postumi lo stesso filosofo dice: contro lo scarto e il rifiuto della vita c'è solo un dovere, distruggere. Sappiamo bene quanto danno hanno procurato queste parole "in mano" alla cerchia hitleriana: bastava individuare ciò che per loro era rifiuto, scarto, e distruggere. Ma se Nietzsche era un genio, un mistico non sbocciato, un nichilista pronto a fare un gran balzo oltre il nichilismo, i suoi emuli, piccoli di testa e di cuore, sguazzano nelle sue teorie come in un pantano, ed incapaci di andare oltre il nulla, in preda ai fumi tossici della poesia zarathustriana scrivono inutili libri erroneamente detti di filosofia, che nulla apportano al vero discorso filosofico. E siccome Zarathustra è ipnotico, eseguono alla lettera i suoi comandi abbattendo tutto ciò che ancora, seppur claudicante, sta in piedi. E qui siamo all'eterna pseudo rivoluzione  che permette a tali nientisti di vendere libri stracolmi di citazioni di altri filosofi che a loro volta blaterano concetti attorno ad intuizioni nietzschiane, manipolate, alla stessa maniera dei nazisti, per distruggere non solo uomini (vedi cosa hanno prodotto i w la droga ed i w tante altre corbellerie), ma soprattutto chiese di ogni credo e moralità. Se poi aggiungiamo che certi politici manipolano schiere di giovani attraverso Dioniso, il gioco è fatto: anche le istituzioni vengono invase dagli apologeti del nulla, e con esse, purtroppo, le leggi.

Shakespeare, a proposito dell'amore di Miranda (la figlia di Prospero) e Ferdinando (figlio del re di Napoli) nella sua Tempesta dà un'immagine della famiglia e del matrimonio davvero di alto profilo. Nelle avvertenze che rivolge ai due innamorati privilegia l'amore, a cui attribuisce carattere sacro. Quando ci si unisce in nome dell'aria fritta, nessun vero legame può nascere. Se riuniamo due corpi escludendo le anime (anima che per i nichilisti è solo una parola, un concetto allo stesso modo di Dio, Essere e così via discorrendo) possiamo ottenere un volgarissimo miscuglio caratterizzato dal fatto che, in qualunque momento, i componenti di esso possono essere separati, perché conservano le loro proprietà. L'aria fresca non può legare alcunché. Il contratto di matrimonio, senza verticalità è un pezzo di carta che non vale niente. Se coloro che decidono di unirsi credono di essere solo corpi, è solo un unione  animalesca e materialista: ognuno vede nell'altro solo la possibilità di scaricare un po' di pulsioni, e quando la spinta si affievolisce, ogni ego abbandona il miscuglio e si guarda attorno per altri…investimenti pulsionali. Ma l'unione non dovrebbe creare unità?

Qualche migliaio di anni fa scriveva Platone nella sua Repubblica (vedi Opere - Laterza, vol. VI pag. 290 ediz. 1971)"Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà , si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole - fino ad ubriacarlo - accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti  sudditi, son dichiarati tiranni.

E avviene pure che: - Chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori é definito un uomo senza carattere, un servo; - Il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato; - Il maestro non osa rimproverare gli scolari, e costoro si fanno beffe di lui; - I giovani pretendono gli stessi diritti, la stessa considerazione dei vecchi, e questi - per non parere troppo severi - danno ragione ai giovani.

In questo clima di libertà - nel nome della medesima - non vi è più riguardo né rispetto per nessuno . E in mezzo a tanta licenza nasce e  si sviluppa una malapianta: la tirannia".  (Abbiamo preferito riportare una traduzione abbellita proposta dalla Società Teosofica in "Perle di Sapienza").

     La domanda adesso è: da dove cominciare per ribaltare la tendenza al nulla e alla distruzione? Come fare perché la famiglia torni ad essere la cellula sana e non tumorale della società?

Si potrebbe cominciare dalla legge, dalla politica, dalla scuola, dai media, dalle editorie, dagli intelletuali, ecc. Oppure da tutte queste cose contemporaneamente. Ma noi privilegiamo un canale, quello dell'arte, verso cui tutti i giovani dimostrano una grandissima sensibilità. Soprattutto la musica, il teatro e il cinema. Ma la parola d'ordine dovrebbe essere, reitroduciamo la metafisica, cioè tutto quello che era stato considerato morto insieme con Dio, ma che morto non lo è mai stato. L'età della tecnica non può essere matrigna verso di essa: con l'ultima generazione di fisici la fisica, di prepotenza, è riandata oltre se stessa; il "sottile" si è riproposto insieme col "denso" per rivendicare pari dignità. Quanti ideali ancora da cantare, dipingere, esaltare con ogni forma di arte! Ma come hanno potuto, alcuni, credere che il bello, il buono, il giusto, il santo, potessero scomparire solo perché imbrattati? Come ha potuto un atomo insignificante di mondo decretare la morte dell' intero Universo: come è potuto accadere che una lingua convinta di essere autonoma dal resto del corpo potesse rinnegare il totale che la contiene e sostiene? Com'è che nessuno ha voluto cogliere il paradosso sconfinato nella frase "Dio è morto". Le idee sono progetti, sono forme aristoteliche, anime delle cose concrete. Rivalutiamole. L'idea, l'archetipo della famiglia non potrà "mai" essere cancellata, perché l'uomo, fino ad oggi, si è dimostrato un essere socievole. Cominciamo dunque dall'arte tenendo conto dell'avvertimento che W. H. Auden nel suo Lezioni su Shakespeare (Adelphi pag. 423) ci dà con parole semplici ma profonde e da sposare: Perché l'arte secolare possa esistere, agli altruisti conviene senz'altro, quali che siano le loro convinzioni, sostenere la religione. Se la religione viene meno, se scompare il soprannaturale, l'arte diventa magia, e in tal caso è gestita da autorità che esercitano la forza della frode; oppure diventa falsità, e allora è perseguitata dalla scienza (sottolineatura nostra). Ma non solo: dopo ogni creazione artistica, l'artista non deve mai prendersi troppo sul serio. Come il Prospero della Tempesta dovrebbe mettere da parte (anche momentaneamente) gli attrezzi del mestiere e per il filo della sua testa appendersi accanto alle sue "creature": Ora mi terrorizza, quest'uomo che è di nuovo duca - il modo lieve in cui tira il filo della sua testa e si appende accanto agli altri personaggi, e da lì in poi chiede clemenza al dramma…Che epilogo di consumata bravura! Abolire, puro starsene lì, con nient'altro se non la propria forza - "ed è poca"  (Rilke - Lo spirito di Ariel, citato da Auden, pag. 408 op.cit.)

     Grazie, Natale Missale



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